A cappella
È detto “coro a cappella”, o “alla
romana”, oppure “alla Palestrina” quello non accompagnato da
strumenti, mentre il coro che canta con accompagnamento strumentale è
detto “coro concertante”.
Tale definizione, se pur trae origine dalla prassi esecutiva della musica sacra rinascimentale, tuttavia include qualsiasi formazione vocale che non si avvalga dell’utilizzo di strumenti. Sono ascrivibili al genere “a cappella”, pertanto, anche certi gruppi dei giorni d’oggi in cui la parte degli strumenti è eseguita dalle voci, come i King's Singers, Real Group, Swingle Singers e molti altri.
Con il termine “cappella” si intendeva, nel Rinascimento, il gruppo dei cantori predisposti al servizio musicale durante la messa; pertanto si può dire che la cappella fosse l’equivalente, in epoca rinascimentale, della schola cantorum del Medioevo, con la differenza che le scholae cantorum erano formate da monaci o chierici, mentre le cappelle erano formate da professionisti stipendiati; inoltre le scholae cantorum avevano il compito di guidare l’assemblea, mentre durante il Rinascimento l’assemblea era tenuta fuori dall’animazione musicale della messa, né avrebbe potuto essere altrimenti, dato l’alto livello di competenze musicali richiesto dalla polifonia.
Il numero dei cantori era variabile, solitamente compreso entro i venti membri, anche se potevano essere di più. Nella cappella Giulia, per esempio, all’epoca in cui Palestrina entrò come maestro di cappella, v’erano tredici cantori; successivamente tale numero passò a diciotto. Nella cappella Sistina il numero dei cantori era fissato a ventiquattro come limite massimo, quantunque al momento dell’ingresso di Palestrina fosse in esubero di otto membri.
La cappella Giulia, così chiamata dal nome del suo fondatore, Papa Giulio II, era adibita agli allestimenti musicali durante la liturgia nella Basilica Vaticana, mentre la Cappella Pontificia, altrimenti detta Cappella Sistina, era adibita esclusivamente al servizio del papa. Era, questa, la più alta istituzione musicale dell’epoca. Figurano tra coloro che ne fecero parte, oltre a Palestrina, Dufay e Josquin. Palestrina, invero, ne fu cacciato; ma questa è un’altra storia.
Tra le cappelle romane, godevano di una certa fama anche la cappella di S. Maria Maggiore e di S.Giovanni Lateranense. Presso quest’ultima prestarono servizio, in qualità di maestro di cappella, Malapert e Orlando di Lasso, nonché Palestrina, che legò il proprio nome a tutte le più importanti cappelle romane. Presso la Cappella di S. Maria Maggiore egli iniziò la propria carriera di musicista come puer cantore: venticinque anni dopo, nel 1561, vi fece rientro come maestro di cappella.
Nel numero dei cantori figuravano sempre alcuni fanciulli. Per esempio, si è detto che la Cappella Giulia era formata da tredici cantori: si trattava di dieci adulti e tre ragazzi; faceva eccezione solamente la Cappella Pontificia, dove non erano previsti pueri, né maestri di cappella.
Ai fanciulli erano affidate le parti di soprano e contralto, non essendo prevista la presenza di donne all’interno dell’insieme polifonico. In alternativa, le parti femminili potevano essere eseguite da adulti che cantavano in falsetto.
I putti cantori generalmente venivano reclutati all’età di 6-8 anni. A questa età essi lasciavano la famiglia di origine per trasferirsi presso il maestro di cappella, la cui abitazione generalmente era sita nelle immediate vicinanze dell’istituzione. Ogni cappella possedeva un magister puerorum per l’istruzione musicale dei fanciulli (mansione spesso svolta dallo stesso maestro di cappella), e un magister scholae, che impartiva loro lezioni di grammatica latina e italiana.
Tale definizione, se pur trae origine dalla prassi esecutiva della musica sacra rinascimentale, tuttavia include qualsiasi formazione vocale che non si avvalga dell’utilizzo di strumenti. Sono ascrivibili al genere “a cappella”, pertanto, anche certi gruppi dei giorni d’oggi in cui la parte degli strumenti è eseguita dalle voci, come i King's Singers, Real Group, Swingle Singers e molti altri.
Con il termine “cappella” si intendeva, nel Rinascimento, il gruppo dei cantori predisposti al servizio musicale durante la messa; pertanto si può dire che la cappella fosse l’equivalente, in epoca rinascimentale, della schola cantorum del Medioevo, con la differenza che le scholae cantorum erano formate da monaci o chierici, mentre le cappelle erano formate da professionisti stipendiati; inoltre le scholae cantorum avevano il compito di guidare l’assemblea, mentre durante il Rinascimento l’assemblea era tenuta fuori dall’animazione musicale della messa, né avrebbe potuto essere altrimenti, dato l’alto livello di competenze musicali richiesto dalla polifonia.
Il numero dei cantori era variabile, solitamente compreso entro i venti membri, anche se potevano essere di più. Nella cappella Giulia, per esempio, all’epoca in cui Palestrina entrò come maestro di cappella, v’erano tredici cantori; successivamente tale numero passò a diciotto. Nella cappella Sistina il numero dei cantori era fissato a ventiquattro come limite massimo, quantunque al momento dell’ingresso di Palestrina fosse in esubero di otto membri.
La cappella Giulia, così chiamata dal nome del suo fondatore, Papa Giulio II, era adibita agli allestimenti musicali durante la liturgia nella Basilica Vaticana, mentre la Cappella Pontificia, altrimenti detta Cappella Sistina, era adibita esclusivamente al servizio del papa. Era, questa, la più alta istituzione musicale dell’epoca. Figurano tra coloro che ne fecero parte, oltre a Palestrina, Dufay e Josquin. Palestrina, invero, ne fu cacciato; ma questa è un’altra storia.
Tra le cappelle romane, godevano di una certa fama anche la cappella di S. Maria Maggiore e di S.Giovanni Lateranense. Presso quest’ultima prestarono servizio, in qualità di maestro di cappella, Malapert e Orlando di Lasso, nonché Palestrina, che legò il proprio nome a tutte le più importanti cappelle romane. Presso la Cappella di S. Maria Maggiore egli iniziò la propria carriera di musicista come puer cantore: venticinque anni dopo, nel 1561, vi fece rientro come maestro di cappella.
Nel numero dei cantori figuravano sempre alcuni fanciulli. Per esempio, si è detto che la Cappella Giulia era formata da tredici cantori: si trattava di dieci adulti e tre ragazzi; faceva eccezione solamente la Cappella Pontificia, dove non erano previsti pueri, né maestri di cappella.
Ai fanciulli erano affidate le parti di soprano e contralto, non essendo prevista la presenza di donne all’interno dell’insieme polifonico. In alternativa, le parti femminili potevano essere eseguite da adulti che cantavano in falsetto.
I putti cantori generalmente venivano reclutati all’età di 6-8 anni. A questa età essi lasciavano la famiglia di origine per trasferirsi presso il maestro di cappella, la cui abitazione generalmente era sita nelle immediate vicinanze dell’istituzione. Ogni cappella possedeva un magister puerorum per l’istruzione musicale dei fanciulli (mansione spesso svolta dallo stesso maestro di cappella), e un magister scholae, che impartiva loro lezioni di grammatica latina e italiana.